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Anteprima testo
La donna saluta quasi infastidita e Paolo ricomincia la sua lotta per la sopravvivenza: piroetta, pulsante e
numero.
«Sessantasette?»
Paolo si volta e si fa improvvisamente serio. Alle spalle del vecchietto che agita il numero fortunato, c’è
Monica, più bella che mai quando è imbarazzata.
«Allora, me dai tre panini all’olio», fa il veccchietto, «morbidi, però, che si no nun li digerisco». Ma Paolo
non può sentirlo, è troppo impegnato a contemplare quell’apparizione.
«Ahò, ma che te so' finite 'e pile?», sbraita il vecchietto.
Paolo lascia il bancone e raggiunge Monica sotto lo sguardo sbigottito di tutti i clienti.
«Tra dieci minuti faccio pausa».
«Ok».
VII
Che bella chiacchierata che è stata quella con Monica. Anche Zoe sembrava interessato a quello che ci
dicevamo. La prima cosa che mi ha raccontato è stata la faccenda del marito. Un uomo che dopo
venticinque anni di matrimonio scappa di casa con una russa, be’, non deve essere stata una cosa
piacevole. Di primo acchito, mi è sembrata una faccenda del tipo si vive una volta sola e lei mi fa sentire di
nuovo giovane. A quanto pare, proprio di questo si tratta visto quello che le ha detto quando è andato via
di casa: «Perdonami, ma con lei mi sembra di rinascere ogni giorno». Quello che più m’incuriosiva, però,
non erano le sorti di un uomo soggiogato al potere delle grandi labbra, quanto l’estrema lucidità con cui
Monica osservava tutta la faccenda, come se neppure la riguardasse. Pur rifiutando l’idea medievale che la
moglie deve accudire il marito, lei era consapevole che, se avesse voluto tenerselo, avrebbe dovuto
comportarsi diversamente. E, siccome non lo aveva fatto, allora lui si era trovato un'altra donna. Punto.
Mentre ascoltavo le sue parole, mi domandavo: ma perché iniziare proprio con un tradimento? Di solito,
quando si comincia a conoscere qualcuno, le prime cose che ti dici sono quelle meno importanti, quelle
che, dopo, scopri esistere proprio per nascondere la verità. Che stesse bollendo altro in pentola? Quella
scelta, cioè togliersi subito di mezzo il motivo di sofferenza socialmente accettato, più che una confidenza
cominciava a sembrarmi una dichiarazione d’intenti. Come a dire: leviamoci di torno quello per cui tutti
vorrebbero vedermi soffrire perché la ciccia è un’altra. Archiviato il capitolo corna, mi ha raccontato dei
figli e di tutti i sacrifici che ha fatto per conciliare famiglia e lavoro, il tutto con un marito che se ne fregava
altamente. Io non ho nulla contro il matrimonio, ma contro certi matrimoni sì. Ne conosco un paio di
quelli che vorrei somigliassero al mio, forse uno solo. Comunque, usando un’espressione che non
sopporto e in voga tra i maschilisti di entrambi i sessi, Monica è la classica donna con le palle. Ripeto:
detesto questo modo di dire, non perché deturpi l’armonia del corpo femminile, ma perché è fuorviante.
Io preferisco donna di spessore, rende di più l’idea. Che cos’è una donna di spessore? Una donna che cerca
la verità senza aver paura di cosa è celato dentro sé stessa, appassionata dalle proprie idee e incuriosita
da quelle degli altri, che usa tutti i sensi senza timore, compresi quelli del cuore. Una persona, in poche
parole, e, non a caso, persona è un nome femminile singolare, nel senso di raro. Quando incontro una
donna così, o meglio, una persona così, io mi riconcilio con il genere umano. Sì, il genere umano, proprio
lui, quello animato per lo più da un unico e incondizionato credo religioso: sti cazzi.
Monica era un fiume in piena e io ascoltavo incuriosito i racconti di quella bambina impaurita al primo
giorno di scuola che era diventata un rinomato endocrinologo. Poi i primi baci, le prime carezze, le prime
delusioni e, finalmente, il suo primo e inimitabile amore, quello che avrebbe usato a paragone di tutti
quegli altri. Eccoli lì: due diciassettenni spensierati e innamorati alla follia che si affacciano alla vita.
Quand'è così, non ce n'è per nessuno. E poi, diciamolo, lui era quello che le aveva fatto scoprire le gioie del
sesso, intendo dire le gioie quelle vere. La prima volta lei lo aveva fatto con un tipo normoeducato, ma
niente di che: due minuti di sofferenza finiti con un rantolo soffocato, uno squallido «ti è piaciuto?» e un
asciugamano da mettere in lavatrice. E invece con Paolo tutto era poetico. Nessuno dei due voleva
crederci, nel senso che anche lui non aveva mai visto e sentito una donna godere. Le disse: «Ora ho capito
perché si dice fare l’amore». Già, fare l’amore, come se si costruisse qualcosa. Bello. Il marito, invece,
sapeva solo scoparla. Per carità, va bene anche quello, ma ogni tanto bisogna farlo l’amore, altrimenti ti
stufi di scopare, e viceversa. Negli ultimi tempi, lui la costringeva a guardare film porno, ma lei non ne
poteva più di quelle umiliazioni. Poi cominciato a proporle lo scambio di coppia. No, non se ne parla
proprio, ed è arrivata la russa. Per fortuna. Il problema, però, è che adesso Monica ha un vuoto da
riempire e si è scordata come si fa. Per quello, secondo me, si mette a piangere sempre. Ma è solo una mia
ipotesi. Ancora mi chiedo perché abbia voluto parlare con me, io non so davvero cosa posso fare. Posso
ascoltarla, quello sì, ma io non sono una donna e certe cose non posso capirle. Eccola che arriva.
«Ciao».